BIGLIETTI DA VISITA (2)


30/10/2015

Una prima lettera sui biglietti da visita per uso d'ufficio (intitolata: "Dott. Prof. Proc. o basta meno?") la abbiamo spedita il primo ottobre, e chi ne abbia curiosità può cercarla in archivio dalla home page. In questa parliamo dei "privati".

Quasi tutti i biglietti da visita del mondo sono "di lavoro" e quasi ovunque vengono utilizzati anche come "privati" (ci si spediscono fiori, insomma). Era un orrore ieri e bello non diventerà mai, però non possiamo più considerarlo proibito: la semplificazione nella comunicazione ha meriti enormi, ma pretende le sue vittime.

Chiunque desideri conservare il vezzo antico, desueto quanto affascinante, di utilizzare biglietti da visita per uso diverso dal lavoro (per accompagnare fiori, appunto, regali o addirittura la propria persona in occasione di una visita), ricordi che non possono contenere altro che nome e cognome. Perfino indirizzo e telefono - per quanto non vietati - sono di troppo. Ha senso aggiungerli a penna, eventualmente. Comunque, niente titoli per carità: un mazzo di fiori non viene dal prof. avv. Tex Willer, ma da Tex Willer e basta, e avanza.

Il formato "carta di credito" è corretto, ma se ci si vuole sbizzarrire meglio più piccoli che più grandi (sui biglietti da visita, pur essendo lecito, si dovrebbe scriver poco; comunque, se la facciata non bastasse, anche dietro si può; l'importante è non firmarlo mai: il biglietto si sa che è vostro, no?). Il colore, bianco, massimo avorio; i caratteri, corsivo - non inglese, che fa troppo "d'antan" - o maiuscoletto, sfumature consentite dal nero al grigio. Di artigiani che offrono stampe in rilievo a secco con matrice metallica qualcuno se ne trova ancora; il prodotto è magnifico come un vestito su misura, e come per un vestito su misura necessita di passione: se non interessa il genere, costa troppo.

Quanto alla questione "perché e quando si barra cosa", le considerazioni sono le stesse per qualsiasi tipo di biglietto: si cancella la parte superflua relativamente alla "confidenza/vicinanza" che si vuol sottolineare all'attenzione di chi lo riceve. Dandolo a un collega, per esempio, è giusto barrare il Dott (se c'è ...), e la qualifica (non ci stiamo presentando con il mestiere che facciamo - visto che lui fa lo stesso lavoro - ma con il solo nome e cognome). Quando lo si offre a un buon conoscente si dovrebbe barrare sia il titolo che il cognome (per dire: questo biglietto te lo sta dando Archimede, non Archimede Pitagorico e meno che mai Archimede Pitagorico "Inventore"). A un molto amico però, se lo si deve dare per vezzo o per memoria, secondo noi lo si dà e basta; insomma non va cancellato (o aggiunto) niente, facendo attenzione inoltre a non usarlo mai per accompagnare doni o auguri: a un molto amico si scrive un biglietto. A mano.

Un'ultima cosa. E' evidentemente ridicolo far fare biglietti da visita ai bambini, magari con la scritta "chez maman" al posto dell'indirizzo (non fate quella faccia: se ne vedono): che i piccoli crescano con pensieri diversi, e più leggeri.

 

iscriviti alla newsletter