TACCHI A SPILLO


25/04/2006

Harvard: una quarantenne afroamericana, di professione assistente bibliotecaria, avvenente e ricercata nell'abbigliamento, ha fatto causa all'università ritenendo di essere stata penalizzata nella carriera. Precisiamo: discriminata non perché piccola e nera, ma per eccesso di "appariscenza".

Statistiche alla mano sembra che in America 45 donne su 100 subiscano discriminazioni di questo tipo. La signora ha chiesto 150 mila dollari di danni. Un'agenzia di monitoraggio sul mondo del lavoro, Careerbuilder, ha preso spunto dalla notizia per avvertire che un abbigliamento aggressivo può danneggiare le donne in quanto alimenta competizione e crea frustrazione.

Il "Dipartimento delle Pari opportunità" americano ha riassunto a questo scopo alcune regole: corpo ben coperto, capelli raccolti, scarpe morigerate, mai colori vivi, caviglia nascosta. A soccorso del Dipartimento uno studio della Lawrence University afferma che sul luogo di lavoro è meglio non dare nell'occhio, pena l'impressione di voler fare carriera a tutti costi (al di là delle capacità personali...).

Allora, come è corretto che si vestano, le donne, in ufficio? Ecco alcune cose facili da NON indossare (in Italia; negli USA sarebbero il doppio...): 1. Niente tacchi a spillo. 2. Niente gonne corte. 3. Niente decolleté vertiginosi. 4. Niente anelloni sfarzosi della serie "non mi ha rapita lo sceicco per una notte d'amore, sono ricca di mio" e parsimonia negli accessori eccentrici. 5. No all'ombelico scoperto. 6. No alle autoreggenti (che si vedono quasi sempre almeno una volta nella giornata, accavallando le gambe, c'è poco da fare). 7. No alle gonne dallo spacco troppo alto. 8. No a pantaloni stretti. 9. No a piercing e tatuaggi. 10. Sì a piercing e tatuaggi (basta che siano poco/affatto visibili, mica siamo matti).

E allora? Si dovrebbero indossare cose che facciano sentir bene, graziose e a posto - cioè, sostanzialmente, attraenti - senza essere appariscenti e senza infilarsi in un sacco. Chi a questo punto della lettura si senta assalito alla gola dal cattivo odore dei luoghi comuni (primo tra tutti l'inqualificabile "che posso farci se mi scappa una battuta pesante ogni tanto, guarda come va in giro vestita!"), si sforzi di capire con quanto imbarazzo ci siamo acconciati a buttar giù il "decalogo": NESSUNO dovrebbe essere giudicato/approcciato/valutato per come veste e i pruriti di ciascuno sarebbe giusto fossero fatti oggetto quanto meno di autocontrollo... Ma se il mondo è come lo viviamo, oltre a cercare di cambiarlo pochin pochino per volta, bisogna pur difendersi. Una gonna corta sul luogo di lavoro può  scatenare tanta "invidia" da farci giudicare, e portarla o non portarla fa differenza. E' brutto ma insomma, basta saperlo, magari con ironia.

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