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UNA GUIDA PER VIDEO MEETING

23 aprile 2020

Riunioni, lezioni, webinar. Attività ordinarimente svolte vis a vis che nella telecamera del pc rischiano di concretizzarsi in una noiosa delusione.  

I tempi che viviamo hanno reso ordinaria una possibilità fino a ieri esistente ma piuttosto rara, e urgente una domanda: come si fa a garantire carattere, calore ed efficienza agli incontri professionali online?

La risposta è stata pubblicata da poco su un sito specializzato in comunicazione legale. La riportiamo integralmente.

1) Se sei il chairman, prevedi una scaletta, almeno di massima, e una presentazione dell'argomento e degli obiettivi del videomeetiing.

2) Comunica "le regole di ingaggio": l'ordine degli interventi e le relative modalità di prenotazione.

3) Rompi il ghiaccio per rendere meno ingessato il clima.

4) Presenta con nome cognome coloro che intervengono o, se non conosci, invita a presentarsi nel prendere la parola.

5) Adotta qualche accorgimento di "regia": guarda dritto in camera per stabilire il "contatto degli occhi" anche se virtuale; se devi leggere, alterna la lettura di un documento con lo sguardo in camera; fai in modo che la tua inquadratura sia confortevole per chi è dall'altra parte (insomma, evita di mettere in primo piano il tuo mento).

6) Se hai una presentazione con slide è ESSENZIALE realizzarle molto visual. Preparare slide che contengano solo testo, magari anche fitto, ti condanna alla noia degli astanti pure off line: figurarsi da remoto! Fai delle prove per assicurarti che le slide "girino" (io stessa sono incorsa in un incidente perché avevo lanciato il programma di webinar da un browser che non mi permetteva di farlo funzionare con Google drive).

7) Coinvolgi più che puoi! Fermati ogni tanto per chiedere se ci sono domande e interventi; se la riunione si protrae, prevedi dei break per sollecitare un po' di dibattito;

8) Non ti intimidire se non ricevi feedback. Di solito, dopo una riunione o lezione o speech off line, al termine riesci ad avere qualche feed-back da presone che si avvicinano per fare domande, formulare opinioni, chiedere il contatto. On line questo non può avvenire. Non ti preoccupare: se sei stato rilassato ed empatico, sarai stato senz'altro efficace. 

9) Se sei proprio insicuro, testa la tua capacità in video meeting con amici.

10) L'empatia, ragazzi. E' la nostra forza (come human being!). Usiamola. 

ONOREVOLE?

20 gennaio 2016

Totò e Mario Castellani (nei panni dell'On. Trombetta), nella celeberrima scena nata in teatro e rielaborata per il film "Totò a colori": Trombetta - "Ebbene esercito, anzi esercitavo una professione, perché ora sono Onorevole". Totò - "Chi?". Trombetta - "Io, Onorevole". Totò - "Onorevole, Lei? Ma mi faccia il piacere! Onorevole...? Prrrr!".

Era il 1952, e pochi minuti di battute precorrevano tanti lustri: come il prezzo dei beni inferiori al crescere del reddito, essere deputato o senatore non vale più quanto valeva. Così, l'appellativo di onorevole ha perduto buona parte dell'allure di cui godeva e non pare che tornerà di moda ("ufficialmente", almeno) in tempi brevi. 

Negli ultimi dieci anni sono stati presentati tre disegni di legge che riguardano la soppressione del termine di ONOREVOLE (una delle cosiddette "prerogative minori" dei parlamentari). Il più recente propone di sostituirlo con "portavoce", lasciando intendere che l'autonomia (e, di conseguenza, il prestigio) di chi "porta la voce" dovrebbero essere ben più modesti di quanto, tutto sommato, ancora siano.

Eppure e al contrario, in passato c'era chi immaginava che gli eletti ai due rami del Parlamento dovessero conservare il titolo di onorevole o di senatore anche oltre la fine del mandato. Altri tempi. Vedremo che cosa succederà quando con la riforma costituzionale il Senato (grazie al "proprio" voto di poco fa) sarà sostanzialmente abolito. Di solito, meno si conta più appellativi esornativi si conservano...

Il termine "onorevole" riferito a un eletto non è mai stato istituito e proviene da una consolidata prassi, iniziata nel 1848 alla Camera subalpina. Nel Ventennio l'appellativo godette di scarsa simpatia, ma nell'immediato dopoguerra tornò a essere utilizzato. Anzi, nel frattempo da onorevoli deputati e senatori si è passati a onorevoli consiglieri regionali e addirittura, in qualche caso, a "onorevoli" consiglieri provinciali e comunali.

Dare dell'onorevole a un Deputato (onorevole deputato, detto solo, chissà perché, onorevole) o a un Senatore (onorevole senatore detto solo, chissà perché, senatore) è dunque corretto. Attenzione, è corretto; non bello o auspicabile, il che è altra cosa. Corretto perché, per prassi, si fa da sempre, e senza che una norma venga a stabilirlo, semplicemente, è difficile smettere.

Dare dell'onorevole a un Consigliere regionale è "corretto" allo stesso titolo: hanno cominciato a farlo in Sicilia nel 1948 e di seguito si sono uniformati un po' tutti. Sui Consigli provinciali e comunali più di un dubbio che si potesse fare in via di prassi c'è sempre stato, e ormai la questione è superata: crediamo che nessuno abbia più voglia di avanzare pretese al riguardo.

E agli EX, che succede? Può un "ex" qualsivoglia continuare a fregiarsi del titolo legittimamente portato fino a quel momento? Nel 1987, la domanda venne sottoposta alla pretura di Agordo (BL) relativamente al supposto abuso del termine di "senatore" da parte di un ex senatore. Il pretore stabilì la rilevanza penale dell'usurpazione del titolo di senatore argomentando che "l'accettazione di un titolo di onorevole può ritenersi non penalmente rilevante qualora il titolo venga considerato ben distinto da quello di deputato o senatore, cioè qualora possa escludersi qualsiasi riferimento allo status di parlamentare e possa essere parificato ad illustre, egregio, esimio e altro aggettivo esornativo. Invece l'uso da parte di un soggetto che in precedenza abbia posseduto detto status del titolo di deputato o senatore in atti pubblici è da ritenersi illegittimo".

Quindi. Se in nessun modo può essere considerato comportamento illecito l'accettare da terzi oralmente, o anche per iscritto (ma chi debba scrivere una lettera non privata ad un ex senatore a nostro parere non dovrebbe utilizzare il "sen." in indirizzo) una "qualità" pubblica ancorché dismessa, maggiore prudenza occorre nel valutare un comportamento di autoattribuzione.

Molto dipende, qui, dalla finalità per la quale si fa uso dell'appellativo. Indipendentemente dalla eventuale rilevanza penale del comportamento pensiamo che - ieri per una questione di stile, oggi anche per evitare il ridicolo - un ex parlamentare quantomeno per iscritto (ma la cosa vale per qualunque ex) dovrebbe evitare di "autodefinirsi" deputato o senatore.

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Riceviamo e pubblichiamo una puntuale precisazione.

Lasciando da parte quanto sia, oggi, bello o brutto dare dell'onorevole, vi aggiungo qualche informazione: oltre alle due categorie standard, onorevole deputato ed onorevole senatore, da voi benissimo spiegate nel loro utilizzo comune e nella non illegittimità dell'uso del solo onorevole anche postumo alla carica, va ricordato che il tesserino rilasciato dalle Camere agli ex, quindi scaduto il loro mandato e non immediatamente rieletti, ha stampata proprio la dicitura On. Taldetali.

Per quando concerne il titolo assegnato ai consiglieri regionali, questo invece non è corretto, mentre è giusto darlo unicamente a quelli siciliani. Infatti il loro organo è l'unico (anche tra le regioni a statuto speciale) che risulti essere un'Assemblea Parlamentare, dove infatti i membri vengono definiti deputati. Nessuna delle altre 19 regioni ha questa prerogativa.

Tralasciando anche ogni commento sui provinciali, passiamo poi ai consiglieri comunali. Qui esiste una unica e lunga tradizione, quelle di appellare onorevole unicamente gli eletti al Comune di Roma, infatti questo avviene non tanto perché rappresentanti della Capitale, quanto perché l'aula consiliare, detta Aula Giulio Cesare, ha da sempre sede nel Palazzo Senatorio sul Campidoglio, erede quindi di poteri ben più grandi... Non dimentichiamoci infine degli eletti al Parlamento Europeo, onorevoli anch'essi.

 

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