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10 REGOLE DI COMPORTAMENTO IN UFFICIO (2)

9 giugno 2017

Qualche anno fa Corinne Meier in "Buongiorno pigrizia" (libro dal significativo sottotitolo: Come sopravvivere in azienda lavorando il meno possibile) sottolineava un aspetto solo apparentemente minore del declino della società occidentale: è inutile darsi da fare tanto il merito non paga. 

Ma il fatto che troppo spesso vinca il più arrogante, il più arrivista, il più spregiudicato (e dopo tutti a dire che è bravissimo/a) dipende anche dal rilievo sociale sempre minore destinato al giudizio sui cattivi comportamenti: "Che vuoi che sia...". E INVECE NO, perché è dal modo in cui trattiamo gli altri che si vede chi siamo davvero. A partire dalle piccole cose.

1) Non si tace al saluto di chicchessia, o peggio, rispondendo al solo saluto del più alto in grado.

2) Non si commentano le notizie del giorno ad alta voce senza aver acquisito il parere altrui (che magari stava lavorando).

3) Non si portano in ufficio i figli piccoli (peggio, i loro amichetti) se non per il tempo indispensabile.

4) Non si dà del "tu" pretendendo il "lei".

5) Non si fanno cazziatoni davanti a terzi (cointeressati o meno alla questione oggetto del rimprovero).

6) Non si va al bagno di un altro piano per essere liberi di lasciarlo in condizioni da stalla di mujiki della Russia bianca (sperando che la colpa ricada su altri colleghi).

7) Non si gioca a freccette appendendo il bersaglio sulla porta dell'ufficio (pericolosissimo, peraltro).

8) Non si mandano sottoposti a pagare le bollette o a cambiare la gomma bucata dell'auto.

9) Non ci si fanno passare i colleghi al telefono dalla segretaria.

10) Non si leggono ad alta voce le proprie poesie o componimenti.

A corollario del dieci, ma il senso è lo stesso, non si obbliga nessuno ad attività comuni extralavorative (la corazzata Kotionkin è sempre e comunque "una cagata pazzesca").

UNA FASCIA PER DUE

26 novembre 2016

Ma come, il Sindaco del Capoluogo non è per legge anche il Sindaco della Città metropolitana (quella che ha sostituito la Provincia, per capirci)? Sì che lo è. Eppure, il 4 novembre scorso, all’Altare della Patria, erano contemporaneamente presenti il Sindaco della Città metropolitana di Roma e un suo rappresentante. 

A Roma il Sindaco della città (1) e il Sindaco Metropolitano (2) sono la stessa persona. Se (1) è presente, un rappresentante di (2) NON esiste. Non esiste proprio. Per l'effetto di una disposizione normativa, oltre che a rigor di logica. Andiamo per ordine.

Il rappresentante della Città Metropolitana (non il Sindaco, che aveva quella tricolore) indossava la fascia che l’ordinamento attribuisce al Capo dell’Amministrazione quale segno distintivo. La natura di entrambe è definita dall'art. 50, comma 12, del T.U.E.L. “Distintivo del sindaco è la fascia tricolore con lo stemma della Repubblica e lo stemma del comune, da portarsi a tracolla [dalla spalla destra al fianco sinistro, n.d.r.]. distintivo del presidente della provincia è una fascia di colore azzurro con lo stemma della Repubblica e lo stemma della propria provincia, da portare a tracolla”.

Ora però l’art. 1, comma 19, della legge 7 aprile 2014, n. 56, prevede: “il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune capoluogo”. La ratio legis di questa norma era lo snellimento delle Istituzioni e il risparmio dei costi della politica. Ovvero: una persona sola svolge due funzioni. 

Ma oltre alla legge e alla ragione della legge, vedere insieme le due fasce (in qualche modo una, paradossalmente la "maggiore", in rappresentanza dell'altra), oltre al mai troppo maltrattato buon senso viola un'altra disposizione: l’art. 14 del D.P.C.M. 14 aprile 2006 dove dispone: “La rappresentanza è la delega conferita espressamente e di volta in volta dall’autorità invitata ad altra appartenente alla stessa Istituzione […] affinchè la seconda possa partecipare in sua vece e per conto dell’Istituzione alla cerimonia”.

Insomma bastava il Sindaco a rappresentare entrambi gli Enti. Semmai c'è da chiedersi con quale fascia.

Sulla circostanza che della fascia azzurra - già segno distintivo del Presidente della Provincia - si sia autolegittimato il vertice della Città Metropolitana si potrebbe discutere, ma sorvoliamo. In ogni caso, pur ammettendone la liceità dell'uso, è del tutto incongruo che un simbolo (qualsiasi simbolo), in presenza del titolare possa essere indossato da altri. 

Il tema è sempre lo stesso: il significato profondo che rivestono le forme di manifestazione dello Stato e il valore espresso dai simboli. Perché gli errori di forma (specie in diretta TV) si traducono in una confusione sulla sostanza dell’ordinamento e in un danno d’immagine per le Istituzioni.

Può sembrare una questione di lana caprina, un cavillo minore, ma non è così. “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, no?

Per ultimo, ma non in ordine di importanza: la presenza di un secondo rappresentante per la città metropolitana potrebbe indurre, alla prossima occasione, altri rappresentanti a presentarsi?

Il Procuratore Generale della Corte d’Appello potrebbe chiedere di partecipare in rappresentanza della Procura, nonostante sia presente il Presidente della Corte d’Appello. E il Comandante della Polizia stradale come rappresentante di una specializzazione, ancorché alla presenza del Capo della Polizia. I Vice Presidenti del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati in rappresentanza delle opposizioni...

Sono casi scelti per il loro valore paradossale, è evidente, eppure ciascuno avrebbe le medesime ragioni (forse addirittura maggiori) di quelle fatte valere nel giorno dell'Unità nazionale e delle Forze Armate dal rappresentante metropolitano con fascia. C'è da augurarsi che resti un errore di sbaglio, e non faccia "precedente"...

Francesco Piazza.

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LA RIFLESSIONE DI UN LETTORE.

Dopo l’introduzione della legge 56 del 2014,  con la  riforma degli Enti Locali e  la nascita delle Città Metropolitane, gli aspetti riguardanti questa materia sono stati oggetto di riflessione e valutazione da parte del nostro Ufficio. L’articolo pubblicato sul sito “ilcerimoniale.it”,  dal titolo Una fascia per due, ha stimolato alcune riflessioni.

Sul Gonfalone. L’immagine della nostra Provincia è sempre stata viva grazie ad un Ente molto presente sul territorio, con i propri simboli e rappresentanti. La Medaglia d’oro al Merito Civile attribuita al nostro Gonfalone è memoria di un passato importante per la comunità che rappresenta e abbiamo avuto il timore che la cancellazione delle Province facesse percepire un vuoto d’immagine istituzionale. La partecipazione di un Ente e del simbolo che lo identifica è fondamentale per mantenere e continuare a far sentire la presenza sul territorio. Decidemmo quindi di continuare a presenziare a ogni cerimonia soprattutto extracomunale sostituendo sul Gonfalone la parola “Provincia” con “Città Metropolitana”.

La scelta fatta è discutibile, me ne rendo conto. Lo stemma araldico è stato concesso alle Province. Prerogativa delle Province è la corona presente sugli stemmi. Ma, in assenza di disposizioni unitarie, e dopo un confronto con le altre Città metropolitane scegliemmo di sostituire la denominazione e far "uscire" comunque il Gonfalone.

Sulla fascia. Valutiamo la questione di volta in volta. Per le Cerimonie extracomunali, la fascia è blu con il Sindaco o un consigliere metropolitano. Per Cerimonie nel Comune capoluogo indichiamo un rappresentante della Città Metropolitana solo quando il rappresentante del Comune capoluogo non è il Sindaco in persona.

La Città Metropolitana è un Ente di area vasta che rappresenta tutto il territorio metropolitano, compreso il Comune Capoluogo. Detto ciò, qualora il Sindaco presenzi ad una cerimonia in città capoluogo, rappresentando anche il territorio metropolitano, riterrei coerente valutare la possibilità di usare la fascia blu in rappresentanza di tutta la comunità.

Le scelte della nostra Città Metropolitana hanno voluto tenere conto della dignità e del valore dell’Ente, rappresentato in un’ottica di equilibrio e  rispetto tra Istituzioni e del ruolo che svolgono. Spero di aver dato un piccolo contributo a questa interessante discussione.

RISPOSTA DELL'AUTORE.

Gentile Collega, la sua attenzione all’articolo e le sue considerazioni dimostrano che cerimoniale e protocollo non sono vuoti affari di forma, ma ineriscono alla manifestazione della sostanza dell’ordinamento dello Stato e delle sue articolazioni. Sono strumenti che vanno utilizzati per rappresentare e comunicare lo Stato.

Il Gonfalone e lo stemma sono i simboli delle Istituzioni territoriali e locali, concessi con decreto del Presidente della Repubblica. Come la Bandiera per lo Stato, il Gonfalone è custode simbolico e manifesto degli avvenimenti storici, delle tradizioni e del valore dell’Istituzione territoriale o locale cui appartiene. La sola coincidenza di confini territoriali non può tuttavia consentire un passaggio automatico del simbolo da un Ente ad un altro. Poiché il Gonfalone e lo stemma sono simboli convenzionali riconosciuti dalla collettività non solo territoriale ma anche nazionale, è necessario un passaggio formale con la Presidenza del Consiglio dei Ministri (Cerimoniale di Stato, Ufficio Araldica), affinché possa essere istruita e predisposta (previa valutazione del nome e dei segni araldici) la concessione, con decreto del Presidente della Repubblica, del Gonfalone e dello stemma al nuovo Ente.

Quanto all’uso della fascia blu. L’art. 50, ultimo comma, del decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 (testo unico degli enti locali), istituisce la fascia di colore azzurro (con tanto di stemma della propria provincia) come simbolo distintivo del presidente della provincia. Ergo, quel simbolo non può essere utilizzato dal rappresentante di una diversa Istituzione.

Inoltre, non si può ignorare che l’art. 19, comma 1, legge 7 aprile 2014, n. 56 ha previsto una  identità di persona tra il Sindaco della Città capoluogo e il Sindaco metropolitano. Anche la scelta del nomen del vertice rappresentativo della nuova Istituzione territoriale è significativo: Sindaco e non Presidente metropolitano. Per la collettività la fascia azzurra continua a contraddistinguere un soggetto distinto dal Sindaco, il Presidente della provincia, appunto. Ma ora, con la creazione delle Città metropolitane, il legislatore non ha voluto alcuna distinzione tra i due vertici. Proseguire quindi nell’uso della fascia azzurra produrrebbe distanza tra manifestazione e ordinamento.

 

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