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10 REGOLE DI COMPORTAMENTO IN UFFICIO (2)

9 giugno 2017

Qualche anno fa Corinne Meier in "Buongiorno pigrizia" (libro dal significativo sottotitolo: Come sopravvivere in azienda lavorando il meno possibile) sottolineava un aspetto solo apparentemente minore del declino della società occidentale: è inutile darsi da fare tanto il merito non paga. 

Ma il fatto che troppo spesso vinca il più arrogante, il più arrivista, il più spregiudicato (e dopo tutti a dire che è bravissimo/a) dipende anche dal rilievo sociale sempre minore destinato al giudizio sui cattivi comportamenti: "Che vuoi che sia...". E INVECE NO, perché è dal modo in cui trattiamo gli altri che si vede chi siamo davvero. A partire dalle piccole cose.

1) Non si tace al saluto di chicchessia, o peggio, rispondendo al solo saluto del più alto in grado.

2) Non si commentano le notizie del giorno ad alta voce senza aver acquisito il parere altrui (che magari stava lavorando).

3) Non si portano in ufficio i figli piccoli (peggio, i loro amichetti) se non per il tempo indispensabile.

4) Non si dà del "tu" pretendendo il "lei".

5) Non si fanno cazziatoni davanti a terzi (cointeressati o meno alla questione oggetto del rimprovero).

6) Non si va al bagno di un altro piano per essere liberi di lasciarlo in condizioni da stalla di mujiki della Russia bianca (sperando che la colpa ricada su altri colleghi).

7) Non si gioca a freccette appendendo il bersaglio sulla porta dell'ufficio (pericolosissimo, peraltro).

8) Non si mandano sottoposti a pagare le bollette o a cambiare la gomma bucata dell'auto.

9) Non ci si fanno passare i colleghi al telefono dalla segretaria.

10) Non si leggono ad alta voce le proprie poesie o componimenti.

A corollario del dieci, ma il senso è lo stesso, non si obbliga nessuno ad attività comuni extralavorative (la corazzata Kotionkin è sempre e comunque "una cagata pazzesca").

IL LAVORO OVUNQUE

10 giugno 2016

Lo smartphone è "hegeliano": esiste, quindi è vero, quindi è bello. Anche sul lavoro, naturalmente. Anche con la casella di posta sempre accesa, purtroppo.

Ma per evitare che sia lui a usare noi e non il contrario, qualche paletto va messo. Non si tratta di bon ton, è buon senso (il secondo, non a caso, fonte principale, quasi unica, del primo).

1) Fatte salve le comunicazioni provenienti da fusi orari differenti, è disdicevole usare diavolerie elettroniche a scopo non ludico nei fine settimana e di notte (chi lo fa, è giusto che non si aspetti risposta fino al lunedì o al giorno successivo).

2) Per le informazioni “minori” (cioè quelle che le abitudini di ieri delegavano a una telefonata) meglio ormai whatsapp di un sms: se il messaggio è stato ricevuto o no, si vede...

3) Whatsapp viene usato proficuamente per lavorare - generalmente tra pari grado ma se sono intelligenti e benvoluti pure dai capi - in gruppi anche temporanei quando serve per scambiarsi notizie in tempo reale: tutto perfetto purché la base sia volontaria (e comunque non durante le vacanze).

4) I social dal lavoro - dipendente, è chiaro; del proprio negozio ciascuno fa quel che vuole quando vuole - dovrebbero stare fuori: fotografie e commenti vanno bene per il privato (forse perfino per l’intimo, dipende dai gusti) ma per la professione no, e se qualche sciagurato posta questioni d'ufficio che adombrano una parte attiva dei possibili lettori va ignorato.

5) Andrebbero riservati alle mail gli argomenti di maggior spessore, quelli che per intenderci implicano la lettura di un documento e una risposta articolata. Mandare per posta elettronica la variazione di un orario d’appuntamento è criminogeno.

6) Una mail inviata a più di due indirizzi (tanto per avere un punto di riferimento, quando i riceventi sono oltre i dieci non è raro che il client butti tutto in spam) può non avere risposta, anche se rimane cortese un cenno di avvenuta lettura.

7) Un cellulare - diversamente dal fisso (attrezzo in via di estinzione come gli elenchi del telefono) - si può chiamare sempre: chi non vuole essere disturbato lo spenga.

8) Fuori dall'orario di lavoro il chiamante può richiamare solo in casi vitali; il ricevente richiama appena può.

9) Flessibilità, naturalmente: notizie fondamentali, a qualsiasi ora e con qualsiasi mezzo. Ma che lo siano davvero, e per entrambi.

10) Un'ultima cosa (rubata ad altro post): il numero di un cellulare va salvaguardato; dovrebbe venire offerto e non domandato e, naturalmente, deve essere scambiato di persona: se qualcuno che possiede il vostro lo passa ad altri - senza avvertire, peggio - sbaglia.

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